Tante nicchie solitarie questo sproloquio
Badato dalle sfingi tardive speranze
Scalze. Mia madre se ne andò
Con le preghiere in gola nel mormorio
Dei gatti nel cortile. Digiuno l’altare
Fato fatuo. Breve attesa la rincorre
La mia vita assalita dalle ceneri.
Addosso alla ragione di capire
Si disfa il mappamondo della scuola
Quando allora la pece già sfornava
Valenze senza scampo. Nei letti a castello
Del rifugio in cima m’imparai la nenia
La giara rotta del vento sibilante.
Esalai la giostra infanta
Con la pertica dell’anima in forse.