Sulla tela imbastita
del nostro ritaglio,
quasi ignorando il lusso
dei passi privati,
sfoghiamo lo sguardo.
Accostato come unico l’abito,
indizio di cura lesta,
ne penzola il bordo
ai lati esterni,
della doppia figura.
Questa non cede
e composta, si tiene,
nella sua revocabile misura.
A spanne di tempo preteso
per noi insieme vivi,
non sembra nient’altro
che pronta la sfida.
L’aria ci sbozzola,
tra lacrime incontenute,
le falene degli occhi.
Non basta la curva del sorriso
a farci gli zigomi gonfi
sotto le tempie grinzite.
Il gioco è quello di oggi:
con pervia pressione ai polsi
strette alle vene le mani.
lucrare sul trucco dei ruoli,
fare mostra di essere due
autonomi automi
finché alla ghiera spanata
d’una sola vite
il meccanismo schianti
e senza mastice possibile
ci si divida infine
per assumere ognuno
un finto bon bon
di svizzera confetteria.