M’improvvisi, docile
ottavino, a un soffio
minimo d’occhi,
al gesto perentorio
di labbra. Suona
fievolmente il sogno
d’esistere al tocco
fragile d’un moto
di sopracciglia. Esegui,
capriccio e fantasia,
diminuendo e acuti
sul mio cuore, vive sinfonie.
Fui velluto e neve
al tuo ricamo. Pupo.