Perduta ogni speranza
noi che siamo, soli,
alle soglie del palazzo
occasionale, un nome
qualsivoglia cercando
ai campanelli. Suona,
dal passato forse, l’incanto
sospeso, l’eterna doglia
d’un richiamo. Il quasi
immobilmente si staglia,
fortilizio disadorno
e grigio. Non si torna
indietro né s’avanza,
il dito impietrito sul sonaglio.