eucaliptolo
segue rombo – il sole ricade – sollecito mi stacco
un sedicesimo fugge via
questo fu il mio prezioso contributo
al conflitto tra eusebio mondovì e giuseppe sciara
fu a scuola e tra classi in regola
fu in una via privata (che t’aspettavi miocaro)
chiarisco che non ho nessun tagliacarte
ne mi crebbe lupino tipografico sull’ombelico
la prima umida crisi contro colse lo stato
colse i primi cinque a tavola
con opportune parole opportunamente malilluminate
(nel budello che sai)
i professori iniettavano sputi opulenti
sulle sedie di velluto sanguedibue
il concetto nero (alto e snodato) muore al mio fianco sinistro
calen balatto rogio ambrasolla kerner farri
issano sulla pedana uno sconosciuto addormentato
(i professori scalciarono dietro il portone di ferro
gelarono caddero uno ad uno senza pantaloni
tra i piedi caldi della mia segretaria)
(essenza di mugo)
ma io (quieto non graffiare) non volevo cominciare
dirlo sognarlo arrestare tutti i miei concittadini
il mio migliore cliente
anna tuttavia mi spinse sbadatamente
(non ero ancora abbottonato stavo
ancora al balcone a pasteggiarmi il caffé)
mi spinse nel centro
e leccavo un tubo
parlo (con radicale efficienza) delle origini del cilindro
una scopa equatoriale (armata) – si vince così
sono io dopotutto che vinco e m’interessa poco
leccare se mi stanno osservando
(infatti) mi rigiro e sputo in piazza massimo
la più bella poltrona di velluto
sognata dalla più netta mente artigiana
finalmente smettono d’inseguirmi
mi vesto scendo catalogo i beni anarchici
delle comunità religiose