ORRORE

Orrore — orrore. / Da che parte stavi vecchio Kurtz? / In pugno una vittoria / tanto implausibile quanto la sconfitta. / Tra i residui armigeri di verità insepolte / si eclissano le virtù cantate già / dai fu-bardi di imperi estinti. / Riconosco il tuo vantaggio / di spirito melmoso: / chi ti potrà infangare? / Santo Kurtz nottivago fratello — / fratello e sodale / oltre il vischio del silenzio / e il melassoso nulla. / Mmiez’a ’na strada ’nfosa / a toppare la mossa decisiva / di un giuoco immoderato. / La prima regola è sapere / che è intollerabile la tolleranza. / Noi gli inviliti e non invitati / ci ammazzeranno tutti / per avere lasciato alla vita / l’ospitalità unicamente della vita / e non pure del sogno opposto / o dell’alternativo segno. / Tanto ’gni volta poi è il nostro / il peggiore dei mondi possibili / e si finisce ravvolti nella derelizione / di assai malabitati esempi. / Sti beccamortissimi / dopo i baratri di dolore e di vuoto / demone Kurtz chi gli darà la paga? / Cessato avremo di strinare l’ircocervo / e di contrabbandare l’escapismo / dell’essere felicemente infelici. / L’orrore chi lo sa cos’era. / Un soffio forse solo di perplessitudine.

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