MILLENNIAL INFLUENCER PROMOTER

In un gelido inverno, un’arrapante influencer si selfava su di un’altalena alla moda termica e massaggiante, mentre vicino a lei un gruppetto di millennial brufolosi faticava, spacciando crack e droghe leggere ai bisognosi.

Fra una pausa e l’altra dei selfie, la influencer si rivolse ai millennial: “Perché lavorate tanto? Venite qui a non fare un cazzo insieme a me, che dopo ci scattiamo una foto tutti insieme!” Ma i millennial, instancabili, continuarono il loro lavoro senza fermarsi.

“Sei scema?”, le dissero. “Dobbiamo monetizzare in vista dell’estate! Quando arriverà il caldo e l’eco delle discoteche di Riccione risuonerà sull’Adriatico, noi danzeremo ricchissimi con le migliori migno… [il resto della frase è indecifrabile].  E solo se avremo un casino di piccioli ciò potrà accadere.”

“Che minchie che siete…”, sbuffò la influencer. “Io i piccioli li alzo coi selfie. Gli sponsor mi pagano, mi regalano roba da fotografare, con me in posa dove capita, tipo a cavalcioni su ‘sta altalena… Non so se mi spiego. Sto avanti di brutto. Chi mi ferma a me?”

“Noi senz’altro no, gioia cara”, replicarono i millennial un pelo caustici. “Adesso però piantala di romperci il cazzo e lasciaci spacciare.”
Sentendosi sfanculare secca, la influencer scrollò le spalle e tacque.

[le quattro righe seguenti sono indecifrabili].
I giorni passarono veloci, poi le settimane e i mesi.

Arrivò infine l’estate e la influencer scese dall’altalena termica e massaggiante che, intanto, era passata di moda. Di gran lena si incamminò per la selva degli sponsor e, subito, un mezzo promoter trafficone che vagava tra le fronde, la notò e ne rimase attratto. Dopo averla avvicinata con la scusa del: “Cosa ci fa una ragazza arrapante come te in posto come questo?”, il mezzo promoter prese a chiacchierare con lei amabilmente.

La influencer gli raccontò di essere in cerca di nuovi sponsor disposti a camparla di soldi e roba alla moda per l’estate intera. Inoltre lo informò di essere una single smaliziata e di vedute aperte, e di non temere concorrenza alcuna.

Nell’udirla parlare in quel modo, il promoter drizzò le orecchie e disse: “Quand’è così, penso proprio di poterti aiutare. Di sponsor ne conosco un botto, e belli grandi.”

“Oh che fortuna!”, esclamò la influencer, che subito aggiunse: “Ora, per far prima, suggerirei di saltare la parte in cui fingi di corteggiarmi e di arrivare subito a quella in cui io mi metto a pecor… [il resto della frase è indecifrabile]. Che rispondi?”

“Affare fatto!”

Una ventina di minuti più tardi, in uno sgargiante pied à terre alla periferia del bosco, la influencer si spogliò e entrò nel letto del promoter, che già l’aspettava nudo in branda.

Ma com’era strano il promoter senza i vestiti!

Tutta stupita la influencer disse: “Promoter mio bello, che braccia grandi hai!”

“Così posso abbracciarti meglio, bambina mia”, le rispose lui.

“Promoter mio bello, che gambe grandi hai!”

“Così posso avvinghiarti meglio, bambina mia.”

“Promoter mio bello, che orecchie grandi hai!”

“Così posso ascoltarti meglio, bambina mia.”

“Promoter mio bello, che cazz… Cioè, voglio dire, nei miei sedici anni di vita, quasi diciassette, ne ho viste di lussurie, ma quest…” [il resto della frase e le dodici righe seguenti sono indecifrabili].

Quanto ai millennial spacciatori incontrati all’inizio, andarono a Riccione e… [il resto della frase e le due righe seguenti sono indecifrabili].

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