SCANNACANE

Quello che non riesco a comprendere da un po’ di tempo mi precipita in una quasi-disperazione. E temo vada sempre peggio. E’ che vorrei avere una visione più logica di quanto mi sta succedendo, che ne so, avere la prontezza di afferrare i problemi che avevo a quarantanni, quando tutto  mi appariva talmente chiaro da darmi adrenalina a chili. Qui ora, invece, sfioro col palmo l’anca della mia amante e sento niente. Le lecco i piedi e ci capisco niente. Niente mi arriva di tutta quell’elettricità che arrivava quando bastava soltanto la sentissi aprire la porta. I miei più cari amici sono andati in pensione, altri sono morti da tempo, altri ancora, come Ypsilon, per esempio, sono neanche più un grumo di cenere e hanno niente da dire ormai: non sento nessun cielo in travaglio, infatti, mentre la mano di lei mi esplora la coscia, né credo mia moglie avverta a contrappunto il sibilo di alcuna serpe. E’ tutto molto più tragico che epico. Ma questo è. Così mi trascino di sconforto in sconforto, stasera: tolgo una macchia qua, levo un ciuffetto di capelli là, vado di scompartimento in scompartimento senza trovare posto.

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