SULLE RIVE DEL TONTO (40)

Veniamo fuori da una notte nel folto di un bosco di querce secolari uno alla volta, da punti diversi. Spaesati intirizziti taciturni io, Tà e Francesco, con ai piedi ancora le zampe palmate del mio papero disneiano preferito, convergiamo cauti verso il margine estremo del terrazzo di pietre sbiancate e rosicchiate dal sole a strapiombo su un inaspettato, sempre più vicino e frenetico frullar d’ali: a migliaia, piccoli uccelli, a giudicare dal piumaggio e dalle dimensioni, merli, si alzano in volo verso gli algidi pallori mattutini del cielo divembrino e, come un sol essere, torcendosi e allungandosi, contraendosi e gonfiandosi, fanno e disfanno, a seconda del loro imprevedibile uzzolo, figure di sogno…

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