CANTICI DELLO STAGNAIO (da Sescion)

I

 

Obliquo o no

come un’abetaia

quando diventa la gamba femminile

di qualcosa che dorme

o un istrice

 

imparava a festeggiare i suoni

con l’invenzione della ruota

e l’odore di una scarpa vuota

:

non masticare i papaveri, spezzano

l’olfatto e sono come il sonno

di quei pilastri esposti al sole

;

a ora di pranzo gli operai

cercano l’ombra, appoggiano

le gavette sul grembo

e la schiena

contro un piccolo monte di brecciolino

 

solo il più giovane tra loro

trasporta borracce

e considerazioni assonnate

per le strade vuote

:

da una finestra

di un’aula

da un silenzio di vetro

imparava il mostriciattolo

il canto a labbra chiuse

,

e dal quaderno

a quadretti

i quadretti

dell’inverno

;

impara

a mangiare

la neve

aspettando

 

di imparare

ad acchiappare

le mosche

pensando

;

e intanto impara

il chiasso nel volo

delle gru

;

e dalle foreste asiatiche, dorate

che nei lunghi crepuscoli estivi

si alzano per coprire le colline

l’armonia delle fascine nel solaio

e il sole e il basilico

nei cantici dello stagnaio

;

non pungere con la forchetta

la superficie dell’uova fritto

;

non ci troverai l’interno liquefatto

del tuo viso

,

e nemmeno il nuovo nascondiglio

del tuo vaso

da notte

;

e intanto

il celeste

degli affreschi autunnali

e delle sacche da viaggio

colava

sulle stoviglie

e sui piccoli mercati del paese

;

un emigrante è una macchia

che galleggia nell’aria

,

l’idea di un bosco

non è il pensiero del bosco

,

e la poesia è difficile

come la periferia

;

è muscolare

come il sonno

del pendolare

,

di colui che passa

metà della giornata

a sonnecchiare

sulle corriere

,

sobbalzando

;

oggi hai alzato la gonna

della cameriera

domani alzerai il gomito

e un giorno vedrai

ciabattini beoni e beccai

come usciti

da una vecchia favola

già distrutta a teatro

 

se uno starnuto può liberare

se vuole una carriola

 

o riproporre un’ernia

;

non affidarti alle apparenze

qui tutti vanno via molto presto

prima o poi

gli alberi comunicano

con le ombre

le formiche

 

con le molliche

e il lupo

è il segreto

che lascia le impronte

nei sogni

;

l’ultimo esemplare fu ucciso

in coda agli anni dieci

più di un secolo fa

 

e anche a quel tempo il vento

sbriciolava le mezze parole

dei pastori

 

il prezzo dei vitelli

alla fiera di Prizzi

e quello di questa

o di quella puttana

 

la cera che squaglia

per tutti, il vino

e la mortalità umana

;

;

non amare con troppo amore i luoghi

che appartengono all’ora passeggera

 

trascura sempre qualcosa

o quasi tutto

 

e quell’ora passeggera

sarà nuovamente

passeggera

 

da passeggera

nuovamente tornerà

;

tu ci sarai ancora una volta

forse

,

ma non sarà

lo stesso

;

né tu

se ancora una volta ci sarai

sarai lo stesso

, ; , ;

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