Prologo
Parcheggio: s.m., piazzale o parte di via urbana o sotterraneo, in cui si possono lasciare in sosta le
automobili, entro spazi delimitati da strisce.
Automobili, inumani, niente con palpiti reggerebbe tanta prolungata immobilità. Vuota. Attesa.
Intemperie incluse, nonostante.
Svilupparsi entro spazi equipollenti delimitati da strisce, regolarizzati chiaramente con un che di
socialdemocratico, quieto rassicurante permafrost asfaltato con un’unica indefessa stagione neutra:
lamiere verniciate degradano impercettibilmente nel tempo, non subiscono variazioni apprezzabili,
non incendiano di autunni, non scandiscono differenze. Negano. Negano venga domani diverso da
oggi: esiste opportunità che domani sia peggio di oggi e il gioco del cambiare allora non vale una
candela, una qualsiasi.
Svilupparsi entro spazi delimitati da strisce invece si può, collocarsi ordinati in ambito parassita
parallelo al Viale, perimetrale la Piazza, mai sotterranei sempre mantenendo adeguato livello.
Spicci dopo spicci il conto del parchimetro sarà salato, ma si può.
Cambiare senza volerlo è difficile.
Cambiare senza volerlo e senza sapere cosa di diverso voler diventare è un inferno.
Cambiare senza volerlo e volendo diventare niente di diverso, è il peggio si possa immaginare.
Farne un film.