FINE SERVIZIO

Mi cambio lentamente, mi siedo sulla tazza del cesso per allacciarmi i sandali, mi accendo una sigaretta. Di là, dal bar, arrivano rumori – voci e acciottolìo vario di stoviglie e bicchieri. La sala ristorante è vuota e illuminata a giorno. Fine servizio. La cucina adesso risplende di acciaio e ghisa torpida, e finalmente il motore della cappa è spento. Come quando si spegne un elicottero. Sulla mia tazza continuo a fumare, e da fuori bussano – si va via: allora?

E allora andate, io resto qui fino al duemilaseicento: in mutande e sandali, che ho dimenticato i pantaloni.

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