Una suora di mattina una suora non custodita sul marciapiedi seduta su un appartamento di scatole davanti un garage mani intropicciate in un maglione infeltrito sotto un nero borsellino crepato da un bel rosario di plastica di suor indovino una suorasuora o sola davanti la portaporta o saracinesca di un garage per macchine singer le rughe dalle occhiaie alla tonaca i capelli grigi stemperati di ennè sulla marronoteca abbeverata dai suoi capelli autunnali le gambe fitte nell’attesa di diventare gamba unica radice sirena di una sola suora di una madonnappiù aspetta il passo stravagato del menestrello fischiettante fischia che bella nonnina sino a quando resisterà per restare suora di colonia marsigliese è fresco il rimbombo auricolare quando chiede fate la carità è per i poveri bambini ticinesi non alza un gambo non svela una foglia un intreccio di capelli è ferma la festa del menestrello la mette in movimento fotografandola davanti il suo garage di ragazze collcenters come fosse un cartone inanimato la sento respira è viva come è morto tra le nostre mani il guanciotto ancora caldo di nostra madrenatura al commissario aspetti chiamiamo il bagnino quello ci porta un ombrellone se è morta non si apre una suora non si apre nemmeno l’ombrellone bisogna avere rispetto è un cartone anche dei cartoni bisogna avere rispetto una suora di cartone verde dove traspare la tonaca marrone sta morendo manda messaggi ai bambini fate la carità attraverso il suo belrosario è morta accanto a un garage di giocattoli tutti impacchettati incartonati nascosti blasfemi come il dio che non si vuole rivelare nella sua ora fate la carità non c’è opium tra le sue mutande solo acqua di colonia corrente prega in una conchiglia di pastareale prega che dopo i morti arrivino altri morti ma prega insustanziale devota alla materia palpa il cielo con le sue rughe che non sboccano i suoi fiumi hanno il delta in una tunica sdrucita che però di mattina ha buchi ha subito un’interruzione di vita dopotutto non fatele la multa è diventata pasta da malmenare pasta del malumore universale una suora non arrostita la sua carne nessuno vuole crederla più buona le mani la malmenano sono zampe di cani giocano con il suo corpo ora la suora ride ridere e piangere a questo punto si confondono assesta un colpo al lampadario del suo garage di antiquario si toglie quel grembiule tuttobuche dalla sua tonaca non apre la finestra in strada sono tutte finestre aperte si mangiano patate oggi ma la suora dice alt alt alt al fuoco che gli si sfrigola tra i piedi tra le pianelle che sembrano avere mangiato patate da marciapiedi approfittane anche tu non ci sono altri tombini nelle vicinanze cadi nel fuoco lì hanno calato la spesa per nasconderla busso so che la serratura è stata cambiata non secco nessuno una suora è stata cambiata è stata scambiata per uno scontrino protesto quando ci sono passato accanto protesto sapeva di lavanda era così vecchia così bruciata eppure sapeva di lavanda il profumo di lavanda non invecchia non brucia
(da SESCION – 7 SICILIANI – I Quaderni del Battello Ebbro, Macerata, 2013)