Più che freddo, frigido: vale a dire un freddo lieve ma pesante di umidità. Una voglia di castagne e chiacchiere intorno al fuoco. Di un’intimità antica – di amicizie infantili all’ombra dell’autorità riverita dei nonni. Di mezzadria dura e scambio di opere, di braccianti nomadi – mai visti prima, mai visti poi. Di favole terribili, orrifiche – novembre tempo di streghe e incantatori cattivi. Si, lo so che due palle coi ricordi d’infanzia – ma uno solo, solissimo: lo scaldino, che poi era un coccio pieno di cenere calda, sospeso grazie ad un’architettura di legni ricurvi tra le lenzuola in lino grezzo del lettone enorme in ferro battuto. Ecco, hai visto? Sembrava chissacché – e invece, dieci righe ed è finito. Ito. Più.
LO SCALDINO
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