(L’OCCHIAIA. 86.”Bipedi 11”)

Esce in punta di piedi da uno dei tanti usci in ombra occhieggianti dalle catapecchie disabitate dirimpetto. Stringe fra le dita ossute e azzurrine un quartino imbottito che, non fosse perché troppo tozzo, per come lo tiene vicino alle labbra protese e luccicose d’acquolina, da una distanza maggiore, forse, lo si potrebbe facilmente scambiare per un piffero: ogni duetre circospetti passettini, non prima però di essersi accertato con sguardi torvi e scontrosi di trovarsi ben al di fuori da qualunque indiscreto campo visivo altrui, si blocca di botto sul marciapiede polveroso, affonda i denti nel panino e, dopo un gran lavorìo di mascelle, ne strappa un boccone ruscellante di mollichine…