BENESSERE MILITANTE – Scena 1

Esce la bara di tanto sghimbescia pressata da arti tesi all’ultimo carezzo
prima del Padre, del Figlio e dello Spirito amen.
Tutto stepmotion: Matteo e il taschino, la pasticca sfugge alla bocca rotola
tra gambe contrite io che la seguo con occhi indovini dove fermerà?
[Applauso! ci fosse da applaudire il morto impasticcato al parcheggio della discoteca]
Lui resta un attimo, poi a inseguirla giù a marionetta di botto senza fili.
Lì intervengo o come fido da tartufo esplorerebbe il pavè; su per un braccio.
Mano furba in mano furba gliela rendo; Grazie dice tra singhiozzi e fa mezza per ognuno.
Così sia.
Gestire la bomba in una situazione del genere, circondati da esercito di adulti in lutto incazzati e
sospettosi, certamente Digos in borghese.
La serata a ballare, l’afterhour, divani di una casa libera, la festa in villa sono una cosa; un funerale è
altra. A Matteo ha sempre fatto poca differenza. Aveva deciso di mangiarne una in suo onore appena
fuori la chiesa e così sarebbe andata, adulti o non, Digos o non Digos.

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