LA MINOTAURA

Avendo niente di che rimproverarsi, dato che era una bella serata e non era mai stato incline alla smodatezza, si domandò per quale ragione non dovesse concedersi una terza sigaretta. La sua signora si era allontanata di qualche passo, accompagnata da un’amica verso il bar dell’albergo, e in quel momento  il fumoir era rimasto libero proprio come se lo aspettasse. Perciò decise di passare all’azione. Il fatto è che mentre si avviava vide il suo piede destro crescere improvvisamente di numero, dal 41, stimò, al 44 e mezzo – la scarpa infatti si scalcagnò tutta – e avvertì come un fuoco di braci alle orecchie. Cercò lo specchio e trovò conferma: due gigantesche cotolette infiammate. E questo sarebbe stato ancora niente rispetto a ciò che gli si presentò davanti quando arrivò nella saletta: una signora sconosciuta gli gridava di tornare subito alla sua postazione di lavoro. Postazione? Fu allora che il cuoco decise di buttare la pasta, che il chirurgo affondò il bisturi per l’incisione primaria e il falegname diede l’ultimo colpo di pialla. Quando scoccò l’ora prestabilita. La fine è anche fin troppo prevedibile: avvistato sciame di luci nel cielo notturno di Cerveteri.

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