Siamo realisti, il corona ci pizzica alle tempie
anche se sfebbrati.
Un poi scabro che non scorre
s’arena e s’inabissa come il passo obliquo
su di un bagnasciuga irto di conchiglie
sorde, deprivate del mare che romba più in là.
Nella rabbia del freno
gli oggetti dello scenario subiscono
‘torsioni e curvature’
per assecondare gesti involontari
e nella imprevisione l’attesa si accende
mena colpi di frizione
per una marcia rovesciata
che parte dall’arrivo e torna sempre alla partenza…