questa è l’ora in cui gli scheletri sonnecchiano
dentro tutti gli armadi del paese
in cui la decrepita signorina che abita
al piano di sopra
zoppica con delicatezza tra i correlativi
del suo mondo interiore
il padre morto in guerra, il fratello ubriacone
il basilico che sbiadisce
in un bicchiere di terra
durante il crepuscolo
le maniere del mondo, o almeno
di questa periferia del mondo
si fanno più dimesse, più cerimoniose e meste
gli alberi e le case si sciolgono tra i rumori
televisivi, gli erutti definitivi di un freno
a mano e l’odore della pasta
che guizza e si dimena nell’acqua bollente
in questo momento, a quest’ora
mentre la mia mano scrive
accanto a una lampada
e la lampada è accanto a una finestra
e la finestra è accanto alla sera
e ai comignoli delle case che fumano
nella sera, a quest’ora
in questo momento
io sono in una strada di Palermo
una strada di tanti anni fa
in questo momento, a quest’ora
io sono là ma non sono lo stesso
di allora, né sono quello che sono ora
in quella stessa strada che c’è
ancora, ma che non è più quella
di allora
né è la stessa di ora
e la stessa Palermo
non è più la stessa
non è più se stessa
a quest’ora, in questo momento
ho nell’udito voci che non odo più
e nelle mie tasche che non sono più
le mie tasche ci sono foglietti ingialliti
numeri di telefono e chiavi
di case, di stanze che non abiterò mai più
e c’è troppo caldo a quest’ora, in questo momento
in quella stessa giornata di allora
e la luce di quel giorno che non c’è più
è ancora gialla, anche ora
anche in questo momento
non era una luce dorata, è ancora gialla
come la dentatura di una pecora
o di un cane
e c’è un ristorante modesto, a quest’ora
in questo momento, in quella stessa strada
proprio
dove allora c’era un modesto ristorante
che ora, in questo momento, non c’è più
c’era un negozio di un rigattiere
un po’ prima
poi c’era una bottega di barbiere
e un po’ dopo il ristorante
c’era un piccolo bar
un piccolo e lugubre bar di quartiere
e c’erano anche allora, se non mi sbaglio
come ora, in questo momento
tra le pareti di quello stesso
ristorante modesto
quel modesto ristorante
che allora era un ristorante modesto
e che ora è solo un modesto ricordo
i visi di certi avventori, in certe giornate
che non sono più le stesse
di allora, in questo momento, a quell’ora
ognuno di essi sprofondato nella stanchezza
della propria solitudine, operai artigiani impiegate
nell’inconsapevole nobiltà di ogni gesto necessario
e silenzioso, ognuno
di essi seduto alla propria tavola
mentre, come in questo momento
come ora
il mio sguardo, come il loro
con inquieta pigrizia passava
da un vecchio calendario a una crepa sul pavimento
e da lì, immancabilmente
finiva per finire sulla strada di fronte
oltre l’ingresso privo di insegna, dove io sono
a quest’ora
in questo momento
nei luoghi di passaggio, dove il sole
per qualche ora, come ora
come in questo momento
riusciva
o forse ancora riesce, come ogni giorno
a quest’ora, come in questo momento
ad addormentare la vita
(da SESCION – 7 siciliani – I Quaderni del Battello Ebbro, Macerata, 2013)