RARASARA SUKKURARA

Ancora una volta, qui a Marineo, abbiamo subito il peggio. La frana che ciclicamente investe il mammellone di detrito su cui è stata edificata la cittadina  è collassata. Tutta la zona est del paese è isolata dal resto: una tremenda spinta sotterranea ha, prima staccato quella porzione di abitato, poi l’ha sollevata di almeno cinquanta metri rispetto al piano di campagna originario. Niente vittime per fortuna. Il risultato è che ora abbiamo una Marineo alta e una bassa: bisogna ricostruire strade e collegamenti, linee elettriche, condotte di scarico. E come se non bastasse affrontare il problema del bilinguismo. Problema che puntualmente investe la popolazione di quella parte di paese rimasta isolata dove, tutte le volte, nei centocinquant’anni successivi all’evento si disimpara la lingua madre, che invece continua a essere regolarmente parlata nella zona bassa, con tutte le non semplici conseguenze che ne conseguono. Anche soltanto di natura fonetica. Parole come “mamma”, nella zona alta, diventano mommi, come “municipio”, minicipi, come “sale” rarasara sukkurara.

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