PIGMENTI

Ci vedo malissimo. Non metto a fuoco neanche le locandine del Tirreno, o della Nazione. Per cui non è che ti vedo di lontano: ti intuisco dall’andatura, dalla posa, dai colori dei vestiti. Ti astraggo. Sei una massa fluida di ombre e colori. Un vapore. E poi a volte mi dimentico i nomi. Perciò non sei neanche quello. Siete, oh voi tutti, dei pigmenti sparsi a casaccio sull’esistente. Senza nome.

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