Toglie il cappuccio del test. Immerge la punta assorbente sino inzupparla del tutto. L’avrebbe potuto mettere direttamente sotto il flusso ma a mezzogiorno fuori dalla macchina nello slargo del belvedere non sarebbe stato il caso. A digiuno perfetto nel vetro sterile nel barattolo della marmellata, ben pulito,bollito, infornato. Riempito sterile. Rimette il cappuccio al test, lo posa nel portaoggetti, a lato del cambio in ombra, il display in vista. Basteranno cinque minuti. Di sotto la città immensa. Richiude il barattolo, lo alza ad altezza d’occhi si compiace della pineta giallina e deformata anche della città.
– non capisco perché non l’hai portata dall’analista. –
Ritarda a rispondere cerca una collocazione del barattolo sotto il sedile
– non voglio tracce-
scosta la tonaca i panni intimi devozionali l’arcano e la zaffata narcisa che lo ringalluzziva oggi gli da fastidio. Fremiti persi nei sette veli. Pensa:
– Il valoroso pino che non cambiò sotto il peso della neve anche al caldo oggi elude le gerarchie il dunque e la fine sempre che si concluda e non maturi l’evidenza dell’ illecito goduto eia eia alala squadraccia a noi me ne frego e vada a farsi benedire da qui basterebbe il raggio della morte per annientare il coro delle asine belle e tutto il convento e i palazzi di città e le caserme dei felloni venduti e non avrebbe dovuto per le sette dolorose allegrezze delle consorelle caste e il santissimo segretissimo del Duce.
Una tacca: negativo. Due tacche: positivo. Una sola linea rosa malva è apparsa nel display. Non è incinta. –
Con l’occhio molle sceglie gli ortaggi per le sorelle, rispetta le abituali qualità, zittisce gli ospiti pretenziosi. In cucina la suora guardiana gli dice:
– ma non mi potresti trovare un mazzo di malva fresca? –
e per l’infuso si sente in dovere di organizzarle le gite mattiniere al belvedere col buono e il cattivo tempo quindicinale e lei ancora persa nell’occhio comodo gli dice –
La amo –
ex parà ex garzone di salumeria, è ora inorgoglito fornitore della bionda suora guardiana polacca cicciotta scuffiata nella circostanza e scappellato d’ordinanza dietro il parabrezza appannato e al bisogno apparecchiato con ritmo sostenuto croccanti smanacciate e anche nell’occasione dello sgabuzzino in dispensa nascosti di gran premura e imprevisto al passaggio imbarazzante del pensionato, signor Giuseppe, che li vede rapidi tra i detersivi e lo scatolame rapiti in (fellatio?) e rimane nel turbine delle memorie basito e l’ex studente nero di cuore a tutt’oggi camerata nel rimettere in ordine sacchetti e vasetti nella dispensa destinata al servizio giornaliero comunitario le dice:
– in qualche modo dovremmo provvedere presto, in economia aziendale si chiama tecnica di sistemazione. –
Ricomincia e così continua anche con i ritardi.