(capitolo trentaseiesimo) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

Decido di attendere la supplente Chiara all’uscita della piscina comunale. Noto la sua macchina posteggiata lontana dall’entrata, in una zona del viale poco illuminata. Mi accosto lungo il marciapiede opposto. Dopo un po’ la vedo accompagnata dal tipo con i capelli a spazzola di mia conoscenza. Camminano senza fretta, lei ascolta lui che parla cordiale. I due si fermano davanti all’automobile di lei. Lui sembra concludere la discussione. Lei risponde mentre cerca qualcosa nella borsa. Sicuramente si è accorta della mia presenza. Nel salutarla lui indugia col palmo della mano sul suo fianco. Lei gli sfiora la spalla. L’allenatore si allontana e sparisce all’interno dell’edificio, lei trova le chiavi, apre la macchina, posa la  borsa, rallenta i tempi, richiude lo sportello e si dirige verso di me. Lascio che sia lei a parlare.

– è il mio istruttore

– l’ho capito

– diceva che cambieranno gli orari

– vedo che siete molto in sintonia

– no, è che ci sono stati dei discorsi, vorrebbero che lui …

– senta, l’altro giorno quel tipo con me ha avuto argomenti e modi tutt’altro che gentili

– anche lei frequenta la piscina? !

– la smetta

Sta muta. La guardo negli occhi. Li abbassa. Accendo la luce dello specchietto retrovisore. Dice:

– … senta, non ne so niente ma se proprio lo vuole sapere ieri …

Resto in silenzio, respira male, dopo qualche secondo riprende a parlare: – Ieri sera mio marito … guardi – scosta la maglietta e mostra un livido. Continua: – deve sospettare qualcosa ed ho pure l’impressione che mi faccia spiare. – insisto nel guardarla e si ricompone.

– la prego. Ho paura … oggi Gianni, l’istruttore, mi ha vista all’acquagym e gli ho  dovuto inventare che sono scivolata nelle docce e lui si è preoccupato e voleva chiamare il medico per capire se mi fossi fatta male, anche eventualmente per l’assicurazione e ho dovuto  minimizzare e lui mi ha seguita fuori per accertarsi che stessi bene … è una persona corretta … lei è libero di non credermi ma … –

–  Si chiama Gianni? gentile l’amico, si, la credo, e il resto …?-

– … mi capita di accogliere in fantasie anche persone che non conosco e anche i santi …  le icone, i colleghi dell’accademia e il professore D’Alberto con pretese inaspettate … e persino mio marito … che poi ieri me lo sono trovato davanti reale e senza preavviso. Mi sono girata da una parte per non vederlo … si è incazzato e mi ha colpito …-

Si avvicina, con le punte delle dita in modo impercettibile gioca sulla stoffa della giacca, con una leggera pressione arabesca sulla mia camicia. Continua: – e non le ho detto ancora, quello che mi fa stare male, nervosa. Dopo i colpi e mentre ancora ansimavo per il dolore, mi ha presa. –

E’ vicina, la testa china sulla mia spalla, parla e sento il suo fiato sulla guancia.

– Non è la prima volta … L’ha fatto con cattiveria. E’ convinto che gli nasconda storie. Di sicuro si fa raccontare ogni mia telefonata, ogni mio movimento da quella strega. Tra l’altro lui ora è partito, sono sola con lei… –

La guardo interrogativo, non vuole che fraintenda:

– la mia cam … collaboratrice domestica

Qualcosa vibra nella sua borsa. Propone

– Senta, andiamo da un’altra parte, c’è troppa luce –

Ci spostiamo con la macchina di un paio di isolati. C’è ancora chiarore sufficiente per la sua siluette. Non distinguo l’espressione del suo viso. Nemmeno lei la mia. Prende il cellulare dalla borsa. Guarda veloce il display. Ora vedo i tratti della sua faccia. Occhi stretti quasi una ruga vicino la bocca.  Buttai là: – Suo marito è convinto che lei sia una assidua frequentatrice del palazzo dove abito. –

Spegne il cellulare. Silenzio. Temo di essere andato fuori pista… Dopo qualche secondo risponde:

– Qui, ora, no, possiamo parlarne, la prossima volta, se vuole, appunto, a casa … sua.

Lo dice decisa, ripone il cellulare nella borsa. Si avvicina ancora, fa un paio smorfie imprevedibili e giudiziosa:

– stia tranquillo. –

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