TAPPINI

Da bimbo mio babbo mi mandava a comprare le sigarette – ms – in carcere. Il carcere è a cinquanta metri da casa mia. E mio babbo usciva alle due dal lavoro. Per quello trovava sempre i tabacchini chiusi. Quello volterrano è stato un carcere di massima sicurezza. C’era gente piuttosto pericolosetta, dentro. Tipo una volta si giocava a tappini vicino all’ingresso e scese da un furgone Mario Tuti, che fece il saluto romano con le manette ai polsi. Di fronte a noi bimbi. Povero Mario. In tutti i sensi possibili. Un’altra volta si vide Enzo Tortora, che ci misero dieci anni a capire che era un omonimo. Non fece il saluto romano. Era quieto e remissivo. Noi si giocava sempre a tappini. Io delle volte ci gioco anche da solo, a tappini. Io con i tappini ci faccio l’amore. Adesso scrivo anche il prossimo pezzo e l’attacco qui: parla di tappini.
Tappini.

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