Lo chiamavamo party, per semplicità, fa. Mettici il mondo, la stradina in salita, l’espirazione del bus, il nipote. Il profilo, i balconi, la diagonale del sole.
Capito: intanto quel tu che andava via da te, si sposava, aveva tre figli, uno al liceo, figuriamoci gli altri. Tu, intendo.
Così: si avanza nel tempo nervosi e giaguari in corridoi lunghi e futuri. Solo rincorrere senza alzare lo sguardo mai, che soltanto forse ti correrà da un lato l’ironia e ti racconterà di te che vai, della strana vicenda e del ridere che fai. E riesci a galla solo con il suo controcanto, appunto.
Ne parlavamo, dico.
(da L’OSPITE E’ UN MATTINO, RADIO)