Quando, dopo un anno di forzoso camminare, il corteo dei bambini pellegrini giunse nella città davanti al Mare del Peccato, il loro accidentato viaggio sembrò che stesse volgendo al termine. Si respirava un’aria di contenuta euforia per avercela (quasi) fatta. Ancora un’ultima prova e sarebbero arrivati alla sospirata Terra Santa. Noi siamo puri, disse il Profeta, dunque fermiamoci sulla spiaggia ad aspettare, il Mare non potrà non aprirsi per farci passare. Invece, trascorse un giorno, due, tre e nulla accadeva. Dopo dieci giorni di attesa, la fiducia prese a vacillare, dopo un mese cessò del tutto. Il contraccolpo di delusione fu, a questo punto, micidiale e definitivo. I ragazzi si ribellarono, insorsero, parecchi si dispersero sbandati e disperati, un gruppetto chiese a Nicola di prendere in mano la situazione, di scacciare lo Stephano Christo che li aveva così indecentemente ingannati. Nicola non volle umiliare Stephano più di quanto non si fosse autosvergognato e mortificato da sé, lo prese da parte e gli disse che soltanto il suo sacrificio avrebbe scacciato le tenebre e riportato la luce presso il popolo dei ragazzi.
Nicola quindi si apprestò a celebrare il rito eucaristico sulla spiaggia: una voce inverificata riferì che Stephano fu visto allontanarsi e inoltrarsi a piedi dentro il Mare del Peccato: sembra che un’onda anomala lo avesse sommerso e rapito via.