Ma questo quanto tempo fa? Un anno, un mese? – non gli chieda di essere più preciso – la giunca del marinaio attraccata ai Tropici – “Non mi abbandonare mai”, sibilò – smussato come la punta di un vecchio coltello da caccia – si sparse la voce – “Lei dice che si può rimediare?” – non sapeva se ne valesse la pena. Alle volte è meglio distruggere e ricominciare da capo – il marinaio sbriciolò una galletta con lo stivale e se ne andò. – ecco qua un altro che ci lascia soli. Quanto è lungo questo gioco? – Quasi mai a una domanda segue una risposta degna – “Voi, per esempio. Sì, voi. Dove andate a quest’ora? Documenti. Subito.” – sollevò in aria la paletta e il corteo delle moto si spense – “Correvamo oltre i limiti?” – Per la cameretta del bambino il limite era lo spazio, ma alla fine optammo per il blu. Nel blu i sogni piantano radici luminose – “Ho avuto sogni agitati, come quelli che racconta il marinaio” – aspirò kif da un bocchino di giada – “Giusto. Il marinaio. Qualcuno sa dirmi dov’è?” – una mano sventolò nel mucchio. “Il marinaio ci ha abbandonati. Era stanco di starci a guardare. Le ha lasciato questo” – “Aprilo, per favore” – l’involto conteneva una boccetta di inchiostro – “Un bel ricordo”, disse – emise un sospiro, accolto da un silenzio generale – fu allora che i millepiedi invasero la stanza – “Aiuto! Aiuto!”, urlò un uomo tatuato. La donna al suo fianco, anche lei tatuata, svenne – Si sparpagliarono. L’ambiente si accese – carne ben cotta, pronta a sfrigolare – nessuno ebbe il tempo di reagire – come una punizione che si abbatte accelerando la fine di un ciclo – le vittime furono cremate la sera stessa – intanto il marinaio aveva già oltrepassato lo stretto – fecero intervenire i piani alti. Dissero che quelle creature sono un regalo del surriscaldamento del pianeta – parassiti carnivori che dal loro punto di vista hanno ragione – “Cos’è che non vi torna? Guardate che è la verità.” – Lo sapevano che sarebbe finita così, però si offesero lo stesso – “Ma pensa te”, grugnì qualcuno, “Questi passano, passeggiano tranquilli come se niente fosse. Invertebrati – quelli erano già chiari sintomi di decadenza, non tanto morale, piuttosto, direi, sì, ecco sì, di decadenza estetica. A un certo punto della vita che senso ha esagerare?