SETTANTADUE CASCATE

Non vorrei passare per piantagrane, caro signore, ma sono costretto a insistere: se le dico che sto aspettando il treno delle 18,15 intendo solo quello, e nessun altro treno ovviamente. Ripeto: diciottoequindici. Non capisco perciò perché lei, egregio signore, continui a sgranocchiare il libretto delle istruzioni proprio davanti ai miei occhi. Vede? Ha mangiato la parte dove spiegavano come montare perni e traversine. E ora? In effetti, riferivano due passeggeri, aveva ragione il vecchio che sgranocchiava. L’altro sarebbe stato visto sul binario 1 dove saliva perlappunto sul treno delle 18,15 ma nello stesso istante sul binario 4 dove saliva su quello delle 18,20. E in effetti, avrebbe ammesso la figlia, l’uomo iniziava a cenare contemporaneamente alle 21 e alle 22,30 e si alzava dal letto alle sei ma nello stesso tempo alle nove e un quarto del mattino. In fabbrica timbrava il cartellino alle 8,15 e nello stesso momento alle 11,30 ed era solito rientrare sempre nel contempo in due orari diversi. Niente di straordinario, avrebbe detto. Niente di straordinario. Considerando che la morte lo aveva colto simultaneamente al trapassato prossimo, al presente, all’imperfetto e al futuro anteriore.

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