– Per autostima e per l’incontro di Siracusa e per l’amico comune dell’intervista proprio qui nella stanza davanti al giardino e per i nostri incontri recenti, voglio che dica la verità. Mia moglie, Chiara, dovrà dire la verità. Tutti del palazzo avranno l’obbligo della verità. –
Gli offro un bicchiere d’acqua. Rifiuta, propongo una camomilla, non ascolta, vuole adunare i condomini chiamare la Visicchio. Una riunione straordinaria. Gli indico il divano. Lo guarda interdetto, fa due passi indietro, si affaccia in giardino, gira a destra nel patio poi a sinistra inquieto. Pablo punta il lembo di stoffa a scacchi rossi e bianchi che gli penzola tra le gambe. Daniele lo scansa, rientra. Il cane lo segue, lo annusa tra le chiappe, scodinzolando evita una smanacciata, caracolla sotto il tavolo, tra le sedie, fiuta a striscio il pavimento, passa ai cuscini del divano a lato di Chiara piegata scartabella sul tavolino tra i giornali, fruga sotto i cuscini del divano di lato con disinvolta confidenza. Daniele balbetta:
– è stata qui e dice di avere dimenticato… –
Chiara tira fuori dalle riviste smesse il fascicolo con copertina di cartone gialla, la sua dispensa, sfoglia smaniosa, trova e mi porge una foto. Daniele gliela strappa dalle mani. Mi piacerebbe capire di che si tratti. Chiara storce gli occhi. Daniele si abbandona di peso tra i cuscini e lascia che la foto gli scivoli a terra dalle dita. Chiara la raccoglie e me la consegna. Chiudo gli occhi. Al tatto carta fotografica matta. Apro gli occhi: l’interno di una fabbrica abbandonata. Terriccio e pietre nella consunzione della parete, ritagli di giornali tra le crepe, verso la finestra di lato. Un bancone sgangherato interrompe il chiarore. Lo sguardo ritorna sulle fughe dei mattoni, giù, sempre più grandi, contro un cane scomposto, quasi al centro del margine inferiore, tra i detriti, morto. Potrebbe essere ovunque. Do un’occhiata al retro. Scritta a matita numeri illeggibili, un timbro:
“Cesaulo Carmelo si eseguiscono avvenimenti e matrimoni con macchine di classe via Orafi 3 Lercara Friddi, Palermo”
Daniele scomposto sul divano accusa la moglie, colleghi e capo, lo vogliono licenziare. Gli consiglio di mettere in ordine conti e verbali… poi nelle sue condizioni qualche giorno di malattia potrebbe non essere sbagliato. Invece no. È fermo, ha bisogno di verità, non si muove, dritto, non sa che fare. Di scatto lo sa: guadagna il bagno.
L’altro giorno a terra sotto il marciapiede ad un passo dal portone Chiara ha trovato la sua dispensa la copia regalata al signor Giuseppe. Ha riconosciuto le sottolineature sue e del pensionato e poi in mezzo ha trovato la foto del cane morto. Racconta con nervosismo. Penso che la foto possa riguardare uno degli edifici della centrale. Una foto di cinquanta anni fa ma quell’animale morto sembrerebbe quello che abbaiava da dietro al cancello alla modella Piera, non è una bella vista e comunque Chiara dice che tra le cose del signor Giuseppe non recuperate oltre i soldi, ci sarebbero carte e disegni e foto. L’altro giorno quando è venuta qui ha lasciato di proposito il sua dispensa perché vedessi la foto. Si avvicina, tacchi alti, gonna corta di cotone scuro, un bel tailleur, mi guarda. Lo sciacquone del bagno la blocca. Daniele apre la porta bianchissimo e fiato acido, ha vomitato. Mi toccherà pulire appena se ne andranno ma non se ne vanno. Bottega sbottonata, si mette a girare per casa. Tento di capire, vado dietro. E’ nel mio studio, dinanzi allo scaffale dei libri. Cerca con gli occhi persi tra i saggi e appena gli sono accanto è in lacrime perché vorrebbe un libro. Quello dei greci che gli avrei prestato trenta anni fa. La sapienza nasce dalla follia, il titolo del primo capitolo, un rischio che allora non ha corso e al massimo dei voti fece pubblicità per la scuola che lo aveva presentato, la migliore delle migliori private cittadine e nel ricordare il successo scolastico si agita, tira fuori senza ordine i volumi dalla libreria, a caso lascia che cadano per terra, delusi, opera su opere continua a svuotare lo scaffale e non so come farlo smettere. Pablo si ripresenta, annusa il pavimento, si intriga con storia poesia e riviste, lo caccio fuori dalla stanza, lo metto alla porta, sul pianerottolo è da tempo che non incontro Amanda, l’arpista o la Visicchio.