vieni, ti racconto che più vicino
ai cinquanta che ai venti
pare che tutto si riapra e si respiri
tutto nuovamente
se in corso di vita rinnovi te
e rinnovellato, andando,
vai incontro al mondo che
a braccia aperte abbraccia, così, correndo,
e ti racconto pure
che se ci credi infine ci riesci
a metterti alle spalle le scale
che le scale alle spalle
sono già fatte e aprirti all’amore
ora ti è quasi banale
tanto quanto per più meglio lavorare
il c’entro centrare,
poi potrei dirti,
possibile figlio mio, figlio adorabile,
che non ci sei per un appuntamento
mancato, che è vero
in parte e in parte questo mondo
ti è già stato dedicato,
spezzettato, esploso tutto per te
in mille lingue tradotto,
tradotto e abbandonato ma non importa,
l’angolo di sguardo
è quello che porta, che porta
avanti me e te, mica cosa,
e poi che non è tua madre che
non è voluta venire,
che non vuol restare e poi
i capricci non soffocare,
si sa, non sarebbe giusto,
come giusto non è accollare
la crisi mia all’ipocrisia,
alla barbarìa di questa via
senza via, di questo falso passo
senza piede e riede
alla porca mensa borghese,
che così è chi ci crede
e ti racconto che non è vero
dopoguerra di vita
questo, che stai e stai bene
in potenza se dimezzato
o anche deficiente che onore dai
nell’essere aiutato
ma non pensarti individuo
se non vuoi essere ammazzato,
vedrai, vedrai in faccia quelle facce,
le voci ascolterai
che nulla sapranno dirti,
né diranno ad alcuno mai
se vuoi fare fai ma che sei tu
e il tuo aiuto quello che serve
diranno invece se di sé
responsabilità ti danno,
tu non prendertene mai,
gioca sempre poi combina guai,
mi raccomando, non fare
tutti gli stessi errori miei,
mio esempio errato,
ironico, politicamente scorretto,
cercatore delle verità,
padre di un figlio mai stato,
vieni e ascolta, ora che sto più vicino
ai cinquanta che ai venti,
che sia giusto che il mondo, la vita,
il pensiero s’arroventi
è giusto come è giusto
che tu non sia mai nato, sappi,
possibile figlio mio,
incontro di lavoro mancato
(che se fossi nato saresti nato – ahimé –
nato imparato)