Tra quelli che usano il noi parlando di sé c’è il mago Otelma, che a Roberta Bruzzone un giorno in tv disse: “Noi pensiamo di non averla mai incontrata. Veramente non sapevamo chi fosse, finché un nostro collaboratore ci ha inviato dei video che la concernevano”. Poi c’è Gollum: “Dobbiamo avere il tesssoro. Ce l’hanno tolto, rubato. Meschini, piccoli, hobbit. Malvagi, infidi, falsi”.
Lo usano i saggisti, i tesisti e la gente che non sa cosa dire in generale e allora finge di essere una moltitudine di echi. Lo usano i regnanti, così son sicuri di non escludersi da niente.
Secondo me quello che adopera meglio il noi è Gollum. Le frasi che gli escono sono, maiestaticamente parlando, le meglio riuscite. Hanno impeto, a tratti vibrano di pathos: “Abbiamo dimenticato il sapore del pane, il rumore degli alberi, la delicatezza del vento. Abbiamo dimenticato il nostro nome. Il mio tesssoro”.
Forse ora occorrerebbe una chiusa – un paio di frasette al massimo –, però non mi viene.