SETTEMBRE

In mezzo alla folla sento voci. Che parlano di noi. Voci mescolate ad altre voci. Parlano di noi e anche d’altro. Che qui non esistono e non sono mai esistite le montagne, per esempio. Che la guerra non perde terreno. Che in certe case sono crollate le scale. Ma parlano specialmente di noi. Che esistiamo male, approssimativamente, e ciò nonostante diamo fastidio con le nostre fandonie. Parlano di noi bisbigliando in mezzo alla folla con le loro grosse labbra da ippopotamo. Che presto spariremo, dicono le voci parlando di noi; e che siamo del tutto sbagliati, dicono in mezzo alla folla. Che esistiamo a malapena, con grande fatica. E tuttavia siamo in eccedenza, sbagliati, fuori elenco. Il 20 settembre ci depenneranno da tutte le graduatorie. Il 23 ci toglieranno il saluto. Il 34 ci proibiranno di indossare maglie di cotone. Il 30 ci impediranno di uscire. Il 37 ci toglieranno la luce e dovremo stare sempre al buio chiusi nelle nostre gabbiette. Bisbigliano cose così, le voci fra la folla.

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