CASA DI INTOLLERANZA

Solo uno spiraglio per sbirciare, appena un minimo spazio per poterci grattare il naso o le ferite. In questa casa di intolleranza non ci è concesso di respirare se non a turno e a piccoli sorsi. Viviamo ammassati stretti stretti, uno accanto all’altro, uno sull’altro, uno dentro l’altro, occupando ogni anfratto possibile, nel fetore stagnante dei corpi. Su un’unica sedia siedono almeno trenta persone tutte insieme, a grappoli ci ammucchiamo sui tetti degli armadi, debordiamo dai balconi. Anche gli scatoloni di cartone sono pieni di gente e di polvere. Eppure non desideriamo niente di meglio. Si vive a fatica ma felici. Le porte non hanno serrature, ma nessuno tenta la fuga né pensa al suicidio. Ci va bene così. A voi che ve ne importa? Che cazzo avete da guardare?

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