PER LA CULLA VUOTA

Fuori dall’eleganza zitella si demoliscono a dozzine lavabo convittuali. La smagliatura diamantina ricovera sogni ed immagini a settentrione nell’ invalido bianco e nero che si defila. Solo la passamaneria resiste da Chanel  e in entrata ed uscita dalla cimossa abbrustolite lettere, alette d’alfabeto. Ancora non so strizzare il cerchio e consumarlo per dire lo sbilenco e la sua prole, però sento il finito in altalena più prossimo alla mancanza. Dar voce, dar di matto, dardanelli, dar forma che non restringa nel nero-nero. Nell’aria cattivi fauni, stravecchi continenti. Mare sassoso per strade incerte.

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