Gli dà il ritmo lo struscio del ginocchio sul velluto, nel bus
in una pausa del desiderio.
Vola con le palline di polistirolo, sbriciolato da ragazzine dispettose, sui piatti
in terrazza prima del temporale.
Lo indicano le frecce di luce sul soffitto, in camera dove vai a riposare
ma prima vuoi un ultimo respiro cosciente.
Stride nella sega elettrica giù in cortile, grida col principale che sgrida il rumeno
siede col principale che si fa un bicchiere.
Lo cercavi voltandoti di scatto, durante la camminata all’ora di cena
aspettando qualcuno, tra i cortili vuoti, ancora una volta
cercavi un passo
autentico, un movimento ininterrotto
per non esserci stato invano.
Lo strilla la ragazzina disperata al suo primo bagno di mare
lei la piccola, lei la grande, solo un momento dài
l’asciugamano la merenda e poi giochiamo
a nascondino, dài, tutta la vita a nascondino.