LETTERE D’AMORE TRA RINUNCIANTI, MAI INVIATE

 

 

1

1 maggio notte

cose difficili da dire, cose non dette o dette male

 

Cara Vale

Tu hai vissuto tanto e adesso cerchi un altro modo di vita.

La coppia, dici tu, non può più essere quello che era: semplice tuffarsi nella vita, nei suoi marasmi senza fermarsi, senza tempo per osservarli.

Se non è più questo la coppia, allora cos’è?

 

“Alla sera della vita saremo interrogati sull’amore” diceva il cartello nel giardino.

Di quale amore si parlava? Sì, quello di Dante, ma anche l’altro.

Ma esiste poi un altro? O non è forse tutto uno, un infinito intreccio di relazioni

e tra queste noi, i praticanti, i rinuncianti.

Non è lo stesso dei lucchetti sui ponti, di quelli di Istagram. Non è la stessa cosa?

Del nostro camminare sul prato, attenti a non schiacciare gli insetti

del nostro inchinarci, dell’offrire cibo

 

E tutti gli altri, le veline le influencer i palazzinari

non stanno anche loro nella stessa trama

nei loro momenti veri, quando sono stanchi e allungano la mano

verso un’altra mano, dicono “tu”. Tu, ci sei, per me…

 

Alla sera della vita chi ci interrogherà?

Adesso non importa chi, ma ci sarà la domanda

ci chiederà se abbiamo dato quello che potevamo

o se abbiamo desiderato sempre l’Altrove

fino a consumarci di desiderio

ci chiederà dell’incrociarsi delle nostre linee della vita

non ci siamo soffermati, abbiamo sorvolato

per pigrizia o per coerenza ogni linea rimaneva per sè

 

O se abbiamo reso concreto il nostro sforzo di conoscenza

con il ritrarci ed essere soltanto dei testimoni.

In quel punto fermi, confondendo la nostra ritrosia

con la stanchezza del mondo, abbiamo infine creduto

che fosse tutto lì, nella luce fioca

nel viottolo di sassi

e che oltre il ruscello inquinato – non si sa da chi –

non ci fosse altro che il mondo, e basta

 

Tu forse dirai,  io non sarò mai spenta. Ma qui il futuro è inadeguato

in un presente espanso

tu ragazzina, tolto il velo dalla testa

il colore ti si porge, scende il pulviscolo dai rami, bianco.

Non puoi trattenere, vai veloce, ti perdi pezzi di colori

viaggiatrice distratta

qualcuno dietro col tablet guarda dove ti indica la mano

e inciampa ogni volta

si rialza, inciampa e continua

poi ti perde di vista

 

Così, chi ci farà la domanda sorriderà benevolmente

e non chiederà altro. Poi passerà a me.

Arrossirò, mi confonderò

ma se la domanda fosse adesso

gli porterei questa sera a Trevi

questa tenerezza piena di senso, riflessione affettuosa

che solo noi potevamo fare, solo qua.

Un vero atto di presenza, un rischio, una contraddizione

l’intrufolarsi della vita nella contemplazione

e noi a cercare le parole, a esplorarlo

non è questo che è successo stasera?

E non è successo proprio perchè proviamo a mescolare le carte?

 

Così l’esaminatore serriderà di nuovo

e segnerà un punto, ma non basterà.

 

Adesso che leggi, sospiri

ti chiedi che senso ha questo

come un koan la domanda resta lì a osservarti

 

Altra cosa che ho dimenticato, porta un pò di pazienza

è mattina, provo a mescolare ancora

il monaco con la velina, il vialetto di sassi con il SUV

… ecco sta tutto lì, tutti insieme

un intreccio di figure, possibilità inespresse

mondi che si sfiorano  dentro di noi, il vero e l’oscuro

che fanno ghetti ma si incontrano nella via

come gli stranieri davanti alla metro, fanno il mercato

si intrecciano le storie, come nel sogno

animali e umani, defunti e viventi s’incontrano

 

ecco che lì tutti quanti – il monaco con la velina

il palazzinaro in SUV con giovanni, vale con la zia ingioiellata

– anche se forse non ci intenderemo, e con uno sforzo per me atroce,

che però è quello che vado cercando –

potremo riconoscerci nel marasma, guardarci in faccia

e dirci che abbiamo diritto a esserci, tutti

nel nostro presente, concreto darci la mano

o nel rifiutarla, e dire la nostra, vendere, rubare

 

finchè il sogno non sarà finitò, le bancarelle chiuse

e noi rimasti soli – io nel mio post-sogno, tu nel tuo

neinte più figure, solo disegni osceni sul muro

fatti da un ragazzino idiota

di cui dovremmo occuparci, con dolcezza

(e l’esaminatore segnerà un altro punto, uno per me, uno per te)

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