Oggi ho visto una paglietta
guidare l’auto avanti la mia.
Sorrideva, la paglietta,
sembrava in forma:
grano duro fiero
di servire all’umana specie
per proteggersi dal sole,
per far colpo alle donne al volante
di primo mattino.
Il piede sinistro
ha preso a saltellare
sulla frizione,
pompato dal ventricolo destro.
Ho creduto che tu in persona
e la tua paglietta
foste venuti a cercarmi.
Ci ho creduto sul serio che
tu in persona e la tua paglietta
aveste mollato il lavoro
la salute il denaro
e tutte le categorie dell’oroscopo
per assegnare il massimo delle stelline
– cinque, mi pare –
all’amore,
alla faccia di Brezsny.
Tutti i muscoli del corpo
si sono riversati sull’acceleratore,
ho quasi montato l’auto d’avanti con la mia:
un porno-transformer per auto-commiserevoli.
La paglietta si è affacciata
allo specchietto retrovisore,
sembrava tirarsela solo
per provocazione, il motore
è andato su di giri, alla radio
passavano Je t’aime, moi non plus, il clacson
ha preso a ululare come
Marcello Mastroianni o Mc Wolf
– che poi sono la stessa persona –
e mentre accendevo una sigaretta
pregustando le esalazioni
della marmitta, una farfalla
si è suicidata sul mio parabrezza.
Le ali si sono disintegrate in un batter-fly.
Il sangue giallo ha occupato la visuale
dell’infinito in 1 cm.
La paglietta, risentita, è sgommata via.
Io ho parcheggiato sulle strisce pedonali
continuando a fissare
la yellow matter custard.
Un bambino mi ha domandato:
«Come stai?»
«Sono le 09:00» gli ho detto,
è stata una giornata intensa.
Avrei dovuto tamponarti.
(Viola Scutra, da MI AMI, PER FAVORE ? – barbiturici e altri medicamenti per l’amor perduto – Pandemica Pseudoedizioni 2020)