Per pura incoscienza ho scelto
l’insonnia: è chiesto uno sforzo
immane per reggere insieme la giara;
studiare l’istante per frantumarla;
trovarci niente – poi – polvere
gialla; tornare alla veglia, alle occhiaie,
sapere l’odore delle quattro del mattino.
A volte preferisco accostare
il portale, far finta di trovare
un’etica accettabile per potermi
addormentare.
(C’è un riccio che scava,
alle cinque, sotto la grondaia).