Una volta eri sul bordo della strada come sospeso, su un fosso in mezzo alle macerie.
Più in là c’erano mucchi di sassi.
Un’altra volta eri sul ciglio del campo di erba medica, come se camminassi sul bordo dell’oceano.
Un’altra volta entravi al paese per la porta antica e sembravi uno che torna dopo un secolo al villaggio degli avi.
Un’altra ancora seguivi il perimetro del campo di calcio, cercando un punto da dove muovere per il centro, là dove si dà il fischio d’inizio; e venivi da lontano ed era il centro che avevi sempre cercato.
Un’altra volta infine che pioveva, si scioglieva attorno a te la città di fango dov’eri nato; e piangevi come insieme alla pioggia e ti allontanavi di corsa, verso una nuova vita. Certo che potrei dirmi il tuo Angelo, se non ne avessi già uno. Perché ne hai già uno, se ho capito bene. Hasta la via, compadre , domani ti vedrò e ti parlerò.