Si viveva un profondo, asfissiante problema di valutazione. Lì e allora, nel 2020. Di lavoro, di free lance, delle azioni che occorrevano per organizzarlo, delle attività utili, propedeutiche ad esso, di quando poi sarebbe andato a tutta forza, di routine, e della sua valutazione, non poteva certo redigere una manualistica un lavoratore dipendente, statale. Proprio no. Si trattava non solo di un altro lavoro, ma di un’altra unità di misura, un’altra lingua, infine. Si definivano ‘lavoro’ entrambi, autonomo e dipendente, ma vi era la medesima relazione che poteva esistere tra il canto degli uccelli e una maniglia da cambiare. L’ipercorrettismo del lavoratore dipendente, statale, che rivestiva un ruolo valutante nei confronti di un lavoro spesso frammentario, contrattualmente multiforme, come quello di un libero professionista, era legato a schemi e convinzioni un poco andate, a un tempo fermo agli anni Ottanta-primi Novanta, a quelle poche certezze che gli derivavano da un’attività regolamentata e garantita, come era ancora possibile all’epoca.
In sostanza, non era a conoscenza di nulla di quanto accaduto negli ultimi venticinque anni, e di come andava decomponendosi – sempre più frammentandosi – l’attività di un lavoratore (prova ne erano le mille possibilità contrattuali nate nel periodo); viveva il suo tempo sospeso, come se fosse l’unico tempo possibile, e viveva il suo contratto come l’unico contratto oggettivamente ‘vero’; e da quello scranno giudicava ciò che non conosceva e tutto il resto oléva d’inganno. Ovviamente, se tal possibilità – quella di valutare – veniva legittimata poi da un organo giuridico superiore, poco ci voleva a passare dal non comprendere (cosa che può verificarsi in conversazione) all’inquisizione che umilia e nega. Ovvero, se avevi lavorato su molti fronti, seguito mille progetti, ma questi non avevano copertura contrattuale dal – al, essi non erano mai esistiti. Punto. E via, alla malora, le settimane, i mesi di preparazione e di completamento, il lavoro per prendere lavoro, la ricerca di una buona, convincente realizzazione di un’attività per vederne spuntare ancora, di lavoro.