in specie quelle rosse cadute all’alba. nel piattino dei canarini. nel fondo argento del lavabo. che indossavi prima di levarti dai muri e cadere. o nel disegno di martina. o sulla pelle di nonna. o tra le dita di un leone. nelle caruncole dei popoli della montagna. nei silenzi della metro tra un precipizio e l’altro. non c’entrano le rosse nei mestoli poi. quando aumenticchiano il caos cinetico dell’acqua. che scioglie dadi in colonnine tortili di plastica barocca. o per le vie del paese defunto. dove le ombre soffiano via le foglie e si attaccano. ai rami al loro posto. oppure nelle bacche. in specie quelle rosse. cadute all’alba.
(da “di fantasmi e stasi. transizioni.” Arcipelago Itaca Edizioni, 2017) su autorizzazione dell’Autore