nelle finestre e nelle aiuole basse del giardino. che chiudevano l’anello della terra in una frenesia di calcoli algebrici. nelle equazioni. la cui incognita era il cosa sarebbe. e come. germogliato nei villini dei mostri di fronte. nelle circostanze attuali. le spericolate discese della morte. da un aldilà sacro o da un bestiale qui. ora. niente è perduto nei miasmi della mitologia. barbara del massacro. niente è avanzato. tutto è aggiustato nella proporzione dei millenni. che trascorrono placidi e meccanici. e con un loro respiro proprio. sfibrano la pelle. inghiottono seni e testicoli. elogiano gli architetti del mare. biasimano su coturni greci fulminando. di sguardo eccessivamente truccato. le odissee dell’improbabile che scivola o cresce. spesso sul vetro nelle finestre. e in certe aiuole basse del giardino.
(da “di fantasmi e stasi. transizioni.” Arcipelago Itaca Edizioni, 2017) su autorizzazione dell’Autore