O-MAGGIO

Le mani pelosette fuori da maniche lunghe prendono apostrofi  in riga, parentesi in serie e multipli a capo. Le unghie smantellano soprastrati in collasso e briciole d’argento volano tra sabbia e terra ora sì ora no, insolubili poligoni negli occhi. Devia l’immagine la marna sciolta che sposta a valle le farnie, l’orniello e conglomera gli eremi su nuovi appoggi. Andirivieni di inezie per sentitodire informano torte d’argomenti e lieviti lieviti, le viti. Massenzio autoproclama Mario omette maggiociondoli e veleni, tradisce per dovere. Eppure durissimi artigli potrebbero volontà di tutti urlare artrosi, serotonine osmosi, quercioli. Magma di magma, fecaloma intasa porte future. Sottocoperta tesa tribù, tornanti lenti prealpini e narcisi sfioriti al macero maggio di neve.