al tempo della storia c’era un elogramma. che costipava fessure casuali. di roccia e blandiva le mucche. partorendole in kebab. non avevano tutti i torti nei simposi. nelle galassie stringate dei bosoni. nei centurioni dove si annidavano. batteri fossili di sangue metallico. nelle arene prima del cemento della rivoluzione industriale. in tutti i frammenti di pelle di capello e di sputo. addosso ai vetri cosmici di qualsiasi automobile. antigravitazionale. le dodici lune oggi. hanno dettato i reami. barattando giornaliste hanno bevuto. il suono di microfoni spenti e frustavano. l’aria coi corpi. i sacchetti di plastica erano molto più vivi. applaudirono al vento. la mia amichetta pazza ha perso la testa. per un tagliagole che ama tuttora. con somma invidia delle studentesse erasmus a damasco. dove ora è sangue sarà presto sperma. il mondo si stupirà dei cigli delle brezze. luminescenti dei fiumi. dei rilasci graduali dell’acciaio. bianco dalla bici dai vapori delle gomme elastiche cedute. al goniometro della cervicale. morire infine come un’immagine allo specchio. che resta impressa nella pietra in cui è fatto il palazzo. che ospita la fiera della calzatura a bologna. quando potresti avere l’età di mio figlio. che sta alle medie e magari col cavallo. di john wayne senza aver mai letto la storia di italia. o il tommaseo o imparato la dottrina dervisci. l’orso yoghi però poi lo hai conosciuto davvero. e là potevi avere l’età di mio figlio grande. ah come è fermo il tempo. dissero cento farfalle. e come è lungo perché al tempo. della storia c’era un elogramma.
(da “di fantasmi e stasi. transizioni.” Arcipelago Itaca Edizioni, 2017) su autorizzazione dell’Autore