COME CANTAVA

È un muggito continuo, un ribollire di tuono che soffia cupo e rugge da sotto il cuscino. O da sopra. Non si sa bene da dove. O forse dal cervello. È il rombo sempre potente del suo motore che irrompe nella notte. Che ti viene a cercare nel sonno. Per farti provare ancora pungenti rimpianti. Come cantava, il motore. Il rombo poderoso che per vent’anni anni ti ha accompagnato, ti è stato amico e che ora non più. Perché proprio tu, proprio tu hai voluto disfartene. E lui di notte, latrando, ti viene a cercare. Il motore della vecchia Ford Focus Station Wagon che per vent’anni ha trasportato nel suo ventre la testa intermittente di tuo zio. O le calze a rete di Annagiuditta. O i tuoi attrezzi di vetro per il volo sotterraneo. La vecchia Ford, che hai rottamato perché volevi sostituirla con quell’impertinente Citroen blu coleottero. E invade di notte il tuo letto, la vecchia Ford, spingendo il cuscino con il suo muso. Con quel suo muso di animale metallico, ora così triste, molliccio, carico di stizza sonnolenta. Che ti si struscia in faccia come fosse la testa di un cane che vuole leccarti la guancia o un dromedario con la sua enorme lingua rasposa.

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