Profondo, il cielo. E rumorose scie che interferiscono al cuore. Negli avanzi di tempo, prego. I quieti movimenti di mamma, nell’intercettare il dolore. Il ginocchio destro sbucciato dalla speranza di arrivare per primo. I campi non erano molto distanti. Gli occhi fissavano profondo, il cielo.
(da “di fantasmi e stasi. transizioni.” Arcipelago Itaca Edizioni, 2017) su autorizzazione dell’Autore