Essere, ogni essere, laddove fosse stato ostile, lo avrebbe visto allontanarsene, non certo colpirlo; ‘lontanarsene dal colpirlo, addirittura, ché il suo colpirlo sarebbe stato uno smontaggio accuratissimo e totale, senza alcun brano ingranato dopo da ritrovare. E non stava bene, per stile, per pudore, da vecchio fiore.
E poi dicevano resilienza, resilienza è penitenza virata al ventunesimo secolo; e intanto che varii privilegii si accatastano in silenzio, tu devi esser resiliente, resiliente, che vuoi fare…
Belle le parole chiave che dimostrano che dal simbolico – quel qualcosa che tutto contiene e ti salva – non ne eravamo mai usciti, anzi ne rinculavamo. “Ah, non v’illudete” – dice – “l’Europa è una provincia, solo un po’ più grande… La novità, invece, non ha grammatica, non la può avere, è evidente; pertanto non chiedetele dimostrazioni, avrà sempre un passo incerto, nessuna parola, ma ti guarderà con due occhi così. Ha tredici anni, più o meno. Ma è serissima, non come la resilienza…”
Ma questo, in fondo, l’aveva già detto; e allora ricordò…