DIARIO DI BALBUZIE – 26

La voglia di stare sul cornicione

non mi abbandona. Sono fragile e stolta

quanto rondine stramazzata

vile oracolo logorante collera.

Il dubbio di resistere collocherà

il mio altare ruvido, memoria di mia madre

che non tenni. Solinga zattera di guerra

persi tutto in un talamo di spine

aureole inutili sollevarsi da terra.

Migliore di me la corolla di gettarsi

nel lastrico che mi opprime

discordia inutile. Via via eremo

di mesi canuti fati di schiavi.

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