TUNISI 3

h 18

tramonto molto lento, da una parte il cielo giallo dall’altra rosa e viola. dietro di noi scuro. la terra prende il colore luminoso delle cose illuminate dai lampioni. se guardo indietro, davanti controluce, vedo la terra che riflette ultimi raggi di sole anche se la luce del tramonto ora è spenta. ci sono macchie bianche forse sabbia, ogni pianta di questa steppa, ogni rilievo prende luce e sembra illuminato dai lampioni di città.

brutta impressione di tozeur. non esiste una marrakech tunisina. forse non è qui. uomini abituati a trattare con le comitive, nessun albergatore mi ha voluto, tranne il giovane receptionist dell’hotel luce fioca sul soffitto. una porta che dà su un piccolo balcone affacciato sulla strada secondaria. una porta per il bagno, con vasca e cesso. se spengo la luce la stanza è buia. mi guardo nel piccolo specchio rotto. pallido e la barba è lunga. mi stendo, leggo la guida cerco informazioni su come uscire di qui. ci sono festival delle oasi e festival del sahara che attraggono turisti e tunisini. momento pessimo.

nella zona turistica visto negozi, esposizione di piatti in ceramica che brillano sotto i lampioni, tappeti, uomini seduti fuori, l’esposizione avviene dentro un grande spiazzo obliquo davanti al negozio. i negozi sono box con tavoli e sedie fuori. case parallelepipedo, tutto nel modo consueto.

mangiato bene in un ristorante di donne a le kef vicino alla stazione dei bus. una vecchia mi chiedeva in francese molto eccitata cosa volessi. non ci capivamo bene, era come se si aspettasse qualcosa da me. c’erano ragazze in cucina e una ragazza mi serviva, alta, bella. la vecchia mi trattava con grande riguardo. ho pensato che forse credeva fossi uno scrittore di guide. consultavo una lonely a tavola. tavola coperta di incerata a disegni. servita una zuppa, ciorba suona in arabo, rossa di fagioli, piena di aglio. un piatto di patatine, un’insalata che ho visto portare a un uomo ma insieme a insalata mi viene portata omelette croccante e molto sottile. tre dinari tutto quanto.

visti viaggiatori, famiglie, un giapponese forse solo come me, uomini di mezza età con le loro compagne, mogli, fidanzate. nessun viso interessante. passato accanto alla palmeraie, sentito freddo come accanto a un bosco.

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