BRANGAGGLIO

Della natura intrinseca dei “sogni estivi” e dei “sogni invernali”, e di quali in effetti siano di maggior giovamento all’animo o alle attività pratiche umane, si tratta in un in folio del XVIII secolo scoperto dentro una nicchia nella biblioteca nazionale di Zaragoza. In esso si leggono – qui opportunamente selezionati –  passi curiosi e sconcertanti: “Col tempo abbiamo imparato a distinguerli in sogni estivi notturni, mattutini e pomeridiani – vale anche per quelli invernali – e a meglio classificarli per ora di accadimento, manifestazione, durata e numero di interruzioni; ma niente oltre a questi dati squisiti. Nulla che la scienza abbia ancora svelato.  Degli estivi conosciamo il loro utilizzo in cucina, vanno bene ad esempio se accompagnano carni arrosto e cacciagione, specie quaglie e germani reali, e i benefici per la cura della persona se opportunamente strofinati sulle pelli chiare. Gli invernali, invece, allo stato, sembra diano scarsa utilità seppure si impieghino con successo in liuteria. Tolta la polpa rimane proprio ben poco: qualcuno dice una coltre di piccole stelle di canapa, altri un frustino, altri ancora un passaggio polveroso di rinoceronti.”

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